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Molte persone evitano di parlare dell‘eternità. Lo pos­siamo osservare addirittura in coloro che riflettono sul­la fine della loro vita. L‘attrice americana Drew Barrymore da bambina recitò una parte importante nel film di fantascienza “E.T. L‘extraterrestre”. Quando ave­va ventotto anni (è nata nel 1975) si espresse così: «Se dovessi morire prima del mio gatto, vorrei che gli si dia da mangiare le mie ceneri. Così almeno po­trò continuare a vivere tramite esso.» Non c‘è forse da spaventarsi di fronte a tale leggerezza e scarsa per­spicacia?

In tempo per l’anno di Darwin, il 2009, il giornale tedesco «Die Zeit» pubblicò il 31 dicembre un articolo a due pagine con il titolo «Grazie, Darwin!». In seguito, altre quattro pagine intere erano dedicate al tema dell’evoluzione. Qui si ringrazia un uomo che nacque 200 anni fa e divenne famoso con il suo libro rivoluzionario «L’origine delle specie» che fu pubblicato 150 anni fa.

Su un muretto accanto ad una chiesetta del Südtirol erano poggiati 4 teschi. Sopra si trovava un cartello con la scritta: Chi era lo stolto? Chi era il saggio? Chi il mendicante? Chi l’imperatore? In effetti della potenza e della ricchezza dell’imperatore non c’é più nessuna traccia. Sul teschio del mendicante nulla rammenta la sua povertà, i suoi abiti stracciati ed i brontolii del suo stomaco. A questo punto potremmo ritenere opportuno predisporre un altro cartello con la scritta: «La morte rende tutti uguali!».